Normative amianto

ETERNIT  O  ASBESTO

.Che cos'è l'amianto (o asbesto)?

In greco la parola amianto significa immacolato e incorruttibile e asbesto significa perpetuo

ed inestinguibile. Esso comprende un gruppo (circa 30) di minerali naturali, silicati di

magnesio, con calcio, ferro e sodio, caratterizzati da una struttura cristallina e abito fibroso.

Dove è stato utilizzato l'amianto?

• nei mezzi di trasporto: navale, ferroviario, tranviario, aereo, automobilistico

• negli impianti tecnologici: pannelli, rivestimenti per caldaie, caloriferi; casseforti;

cabine cinematografiche; lavaggio a secco; forni inceneritori, torri di distillazione;

centrali termiche e termoelettriche; tubazioni per fognature, impianti chimici,

acquedotti, per irrigazione, drenaggio piogge; linee elettriche; impianti frigoriferi,

impianti di condizionamento

• Ma anche come materiale filtrante in condotte di aerazione, nell'industria e per

maschere antigas (!). E per confezionare manufatti ignifughi: nel vestiario utilizzato nell' industria 

siderurgica, dai Vigili del Fuoco, nelle competizioni automobilistiche ma

anche per coperte, tappeti, sipari teatrali, ecc. 

Sembra che la pericolosità di questo materiale si conoscesse (perlomeno) già dagli anni

quaranta ma si è sempre continuato a usarlo fino a quando la legge 27/03/1992 n. 257,

"Norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto",

 ha previsto il divieto di:

estrazione, importazione, esportazione, commercializzazione e di produzione di amianto, di

prodotti di amianto o di prodotti contenenti amianto ed ha dettato norme per lo smaltimento

e la bonifica.

Con l'entrata in vigore della legge sopraccitata, pertanto, si potrebbe supporre che negli

edifici costruiti dopo il 1992 non siano più presenti materiali contenenti amianto, ma non è

esattamente così.

La tabella prevista dall'art. 1, comma 2, prevedeva infatti che la commercializzazione di

manufatti contenenti amianto cessasse due anni dopo la data di entrata in vigore della

L.257/92 (28 Aprile 1994) nel caso di:

• lastre di amianto piane o ondulate, di grande formato;

• tubi, canalizzazioni e contenitori per il trasporto e lo stoccaggio di fluidi, ad uso

civile e industriale.

Quando è pericoloso?

I manufatti in amianto non sono pericolosi per il semplice fatto di contenere amianto, ma

soltanto quando siano in grado di rilasciare, nell'ambiente circostante, fibre aerodisperse che

possano essere respirate.

Va specificato, in tal senso, che l'amianto è stato applicato in due forme diverse: l'amianto

compatto e quello friabile (la distinzione è anche specificata dall'art. I comma 1a del D.M.

06.09.1994).

Quali sono gli effetti nocivi per la salute umana?

Dalla frammentazione del materiale contenente amianto si liberano le fibre, estremamente

sottili e resistenti, che mantengono le loro proprietà chimico-fisiche, con conseguente

pericolosità per l'uomo.

Il diametro ridottissimo delle fibre libere di amianto permette una lunga permanenza in

sospensione nell'aria ed elevata disponibilità ad essere inalate attraverso la respirazione.

Le polveri e fibre di amianto inalate determinano danni gravi, spesso irreversibili,

principalmente a carico delle vie respiratorie, nelle quali si possono depositare in modo

variabile, secondo il tempo di esposizione, il comportamento aerodinamico e la respirabilità:

asbestosi, placche e versamenti pleurici, cancro bronchiale e polmonare, mesotelioma

pleurico o peritoneale.

Le malattie correlate all'amianto si manifestano anche dopo molti anni dall'esposizione alle sue

fibre (dai 10 ai 40 anni).

E' da sottolineare che l'amianto è innocuo se ingerito con l'acqua (e per fortuna, visto che

secondo alcune fonti, un decimo delle condutture italiane sono in cemento-amianto,

soprattutto al nord). A tal riguardo si hanno una gran quantità di dati statistici confortanti

ma solo per concentrazioni non elevate. La possibilità che l'ingestione prolungata di acqua

potabile, contenente una quantità di fibre alte, possa aumentare il tasso di tumori

gastrointestinali non è invece, purtroppo, ancora esclusa dalla comunità scientifica.


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